La ricerca intende ricostruire il profilo critico di Mario Rigoni Stern (1921-2008) nell’ambito della storia della letteratura del secondo dopoguerra e del dibattito ecologista. Scrittore intimamente legato al paesaggio dell’Altipiano di Asiago, Rigoni Stern fece il suo esordio ne “I Gettoni” di Elio Vittorini nel 1953 con Il sergente nella neve, un diario della campagna di Russia che ottenne un successo di pubblico e di critica. Da quel momento lo scrittore raccontò in altri libri la sua esperienza militare durante la Seconda guerra mondiale: tra questi Ritorno sul Don (1973) e Quota Albania (1971). Negli anni si sono venuti definendo i temi della Montagna e del suo paesaggio. Nel 1962 nei “Nuovi Coralli” Einaudi Stern pubblicò come suo secondo libro Il bosco degli urogalli, una raccolta di storie di cacciatori, di animali selvatici, di camminate nei paesaggi impervi in cui la presenza umana resta calda e partecipe della bellezza delle stagioni. Con Uomini, boschi e api, uscito sempre per Einaudi nel 1980, si sono ulteriormente definiti gli orizzonti narrativi di Stern, che ha saputo coniugare il racconto con le battaglie ecologiche. I romanzi che compongono la trilogia dell’Altipiano, Storia di Tönle (1978, Premio Campiello 1979); L’anno della vittoria (1985); Le stagioni di Giacomo (1995) riassumono temi che raccordano le storie umane della terra di Asiago con le vicende della Prima guerra mondiale. Dalla distruzione, dalle macerie risorge una civiltà antica che continua ad essere testimonianza storica e forza di umanizzazione del presente. Il progetto definisce i legami tra letteratura e società, tra scrittura e ambiente naturale, quest’ultimo sempre più minacciato non più dalla guerra ma dal consumismo e dalla massificazione della società contemporanea. L’ultimo tratto della vita di Rigoni Stern si caratterizza per ripetuti interventi in difesa della Natura e di una Montagna violata da un turismo selvaggio e irrispettoso delle stagioni e dei cicli naturali.