LA VERITA’ DEI LUOGHI
Il laboratorio TECNAL ha organizzato per mercoledì 23 Novembre 2016 una giornata di studi dal titolo “Natura Selvaggia” per riflettere sull’idea di natura nel mondo contemporaneo. Tale iniziativa è nata raccogliendo l’appello lanciato dai Capi di Stato lanciato a Parigi nel novembre 2015 per la salvezza del pianeta a causa dei cambiamenti climatici e tenendo conto dell’enciclica del Papa sulla “Casa Comune” del 24 maggio 2015.
Indubbiamente il rapporto che oggi l’uomo intrattiene con la natura sia essa “selvaggia” oppure “coltivata” merita una riflessione del tutto nuova a causa del dispiegarsi delle tecnologie informatiche. Cosa significa selvaggio, quando viviamo in un mondo dominato da Google Maps? Cosa resta di inesplorato quando il pianeta è divenuto un laboratorio monitorato da satelliti tutti i giorni dell’anno? Ma se la categoria di natura selvaggia non può più applicarsi ai luoghi non raggiunti nel passato dalle strade e oggi dalle connessioni di Internet, essa comincia cambiare di segno, indicando e individuando anche le realtà più moderne che l’uomo ha costruito. Selvagge sono le discariche, la Terra dei Fuochi, la natura concimata dalle scorie nucleari di Cernobyl o il mare del Giappone dopo Fukushima. Ma lo sono anche l’isola di plastica che galleggia nel Pacifico la garbage island, o lo scioglimento dei ghiacci nell’Antartide. Questi fenomeni sono il cascame più immondo del capitalismo maturo, l’esempio palmare della sua degradazione.
Proprio perché guardiamo con compiacenza e orrore alle realizzazione più sofisticate della tecnologia (e dell’inquinamento) non possiamo non ricordare che nel passato il rapporto con i luoghi aveva un “carattere sacro”. Gli spazi delle selve, le acque, le fonti, le montagne avevano un loro genius loci, erano abitati prima che dagli uomini dalle divinità che li custodivano. Un’eco di questo rapporto mirabile è rimasto nei nomi, nel folclore, nelle favole, e dunque una riflessione sui luoghi selvaggi non può che riscoprire questa geografia dell’immaginario che ha segnato per millenni il mondo in cui viviamo.
Non basta avere occhi nuovi per guardare al mondo, bisogna scoprire la profonda “verità dei
luoghi”. Un prato fiorito può nascondere una fossa comune di corpi martoriati, un bosco fitto e svettante può nascondere scorie radioattive, e anche l’isola di Lesbo può occultare un cimitero di scarpe, gommoni e salvagenti usati per fuggire dalla guerra e dalla disperazione. Perciò la verità dei luoghi non è data dagli occhi, ma più spesso da quello che agli occhi è nascosto. Nostro compito è quello di cercare le radici delle cose.
Cassino, 16 novembre 2016
Nicola Bottiglieri
Roberto Baronti Marchiò