

La costruzione delle celle risale alla fine del XIX secolo, tra il 1870 e il 1880, dopo l’Unità d’Italia. Da ciò deriva l’aggettivo “piemontesi”. Erano utilizzate come celle punitive, dove i detenuti scontavano le punizioni più dure, oppure come luogo di transito per i prigionieri in entrata e in uscita. L’ambiente è composto da 21 celle, disposte su un lungo corridoio suddiviso in due bracci, uno più lungo e uno più corto. Ogni cella misura circa tre metri per tre, con una finestra “a bocca di lupo”, progettata per impedire la vista dell'esterno e limitare la circolazione dell’aria.
L’arredo era essenziale: c’era solo una bassa tavola di legno che fungeva da letto. Una porta in legno e un cancello in ferro chiudevano l’ingresso. All’esterno delle celle è ancora visibile un gancio, a cui veniva appesa la ‘gavetta’, un contenitore metallico per i pasti.
Su alcune pareti si possono leggere scritte e graffiti lasciati dai detenuti, tra cui nomi, date e messaggi. Una cella, in particolare, era contrassegnata dalla scritta “CPR”, che indicava la “Cella di Punizione di Rigore”. Le sue pareti sono ancora rivestite di gommapiuma, e lo spazio è quasi completamente privo di luce. L’unica fonte di illuminazione è un piccolo lucernario sul soffitto, senza vetri di protezione.

CP01: corridoio

CP03: corridoio

CP5: cella n. 5

CP10: cella n. 10