La contaminazione delle acque potabili è da sempre considerata come uno dei peggiori rischi di intossicazioni e diffusione di malattie, tali da provocare enormi problemi di salute pubblica ed ingenti danni economici.
Le misure di salvaguardia per le opere di presa sono codificate dall’attuale quadro normativo (D.Lgs. 152/2006 e succ. mod. ed integr) ed ampiamente trattate nella letteratura tecnica. La contaminazione di un sistema idrico può avvenire per cause accidentali o per attacchi deliberati.
La contaminazione accidentale può avvenire lungo le tubazioni, per la presenza di punti di perdita e dalla contemporanea presenza di una piezometrica che taglia l’asse della condotta, o nei serbatoi, soprattutto per effetto della cattiva manutenzione di questi.
Per quanto concerne le contaminazioni intenzionali , già in epoca classica la contaminazione dei pozzi era praticata come tattica di guerra. Episodi di contaminazione dei sistemi idrici si sono poi verificati nel corso delle guerre napoleoniche e anche del secondo conflitto mondiale. Oggi il rischio di possibili contaminazioni intenzionali dei sistemi idropotabili appare accresciuto in seguito all’affermarsi a livello internazionale della minaccia terroristica dopo l’11 settembre 2001. Occorre, però pure tener presente i forse meno gravi, ma sicuramente più frequenti, atti vandalici o di sabotaggio che possono verificarsi soprattutto per gli impianti più isolati.
In tale ambito il LIA ha sviluppato ben due progetti, finanziati dalla Comunità Europea, nell’obiettivo di sviluppare delle linee guida per la messa in sicurezza dei sistemi idropotabili rispetto alla minaccia di contaminazioni intenzionali (e/o accidentali), denominati rispettivamente DISWIP e GLEWIP.